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24 Nov
24Nov

Il regime forfettario, disciplinato dall’art. 1 della L. 190/2014, rappresenta una delle opzioni fiscali più utilizzate dagli imprenditori individuali e dai professionisti, grazie alla tassazione agevolata e alla semplificazione degli adempimenti IVA. Tuttavia, quando si verificano superamenti delle soglie di ricavi o compensi, è necessario gestire correttamente la fuoriuscita dal regime, con particolare attenzione al meccanismo della rettifica della detrazione IVA previsto dall’art. 19-bis2 del DPR 633/1972.

In questo approfondimento analizziamo in modo operativo gli effetti dell’uscita dal forfettario e le modalità con cui recuperare (o restituire) l’IVA tramite la rettifica.

Le soglie di ricavi e le tempistiche di fuoriuscita

La permanenza nel regime forfettario è subordinata al rispetto del limite di 85.000 euro di ricavi o compensi annui. Il superamento di tale soglia determina effetti differenti a seconda dell’entità dell’eccedenza:

Ricavi tra 85.000 e 100.000 euro

La fuoriuscita dal regime si applica dal periodo d’imposta successivo.

Ricavi superiori a 100.000 euro

La fuoriuscita è immediata:

  • ai fini delle imposte dirette, per tutto il periodo si applicheranno le regole del regime ordinario;
  • ai fini IVA, l’uscita è agganciata alla fattura incassata che determina il superamento dei 100.000 euro.

L’impatto sull’IVA: il problema della detrazione non operata

Durante il regime forfettario il contribuente non esercita il diritto alla detrazione IVA, nemmeno per l’acquisto di beni strumentali o servizi destinati all’attività.Quando si passa al regime ordinario, si verifica quindi una variazione del regime di detrazione che rende applicabile l’art. 19-bis2 del DPR 633/1972. Quest’ultimo stabilisce che, in caso di mutamenti del regime fiscale, è necessario effettuare una rettifica dell’IVA sugli acquisti relativi a:

  • beni e servizi non ancora ceduti o non utilizzati;
  • beni ammortizzabili per i quali non siano trascorsi quattro anni dalla loro entrata in funzione (cinque per gli immobili).

La rettifica può essere a favore o a sfavore del contribuente.

Esempio pratico: beni ammortizzabili acquistati in regime forfettario

Si consideri un imprenditore individuale in regime forfettario nel 2024 che:

  • acquista beni ammortizzabili con IVA pari a 1.000 euro;
  • non ha potuto detrarre tale imposta poiché nel forfait;
  • consegue ricavi per 90.000 euro, superando la soglia ma restando sotto i 100.000 euro.

In questo caso l’uscita dal regime avviene dal 1° gennaio 2025.

Rettifica dell’IVA non detratta

La norma consente di recuperare la quota di IVA riferita agli anni residui rispetto al periodo di rettifica quinquennale.

  • IVA totale: 1.000 euro
  • Periodo di rettifica: 5 anni
  • Quota annuale: 1.000 / 5 = 200 euro

Poiché il 2024 è trascorso senza detrazione:

  • Quota non recuperabile: 200 euro
  • Quota recuperabile: 800 euro (anni 2025–2028)

Tale importo rappresenta l’IVA che il contribuente potrà portare in detrazione.

Come gestire la rettifica nella dichiarazione IVA

La rettifica positiva (cioè a favore del contribuente) deve essere indicata nella dichiarazione IVA relativa al primo anno di applicazione del regime ordinario.Nel caso precedente:

  • la rettifica verrà esposta nella dichiarazione IVA 2026 (periodo d’imposta 2025);
  • l’importo di 800 euro deve essere riportato nel quadro VF, rigo VF70, con segno positivo.

La rettifica in caso di passaggio inverso: da regime ordinario al forfettario

Il meccanismo opera anche in senso opposto.Se un contribuente abbandona il regime ordinario per accedere al forfettario, dovrà restituire allo Stato – tramite rettifica negativa – la parte di detrazione IVA relativa ai beni e servizi non ancora utilizzati o ai beni ammortizzabili non completamente “maturati” nel quinquennio.In questo caso, la rettifica:

  • è sfavorevole al contribuente;
  • va indicata sempre nel rigo VF70, ma con segno negativo.

Conclusioni

Il passaggio dal regime forfettario a quello ordinario non ha solo un impatto sulle modalità di determinazione del reddito, ma comporta importanti effetti ai fini IVA. La corretta applicazione della rettifica della detrazione consente al contribuente:

  • di recuperare parte dell’IVA pagata su beni strumentali acquistati nel forfait;
  • oppure, nei passaggi inversi, di restituire l’IVA detratta in eccesso.

Una gestione puntuale di tale meccanismo evita errori, sanzioni e consente di ottimizzare il carico fiscale. Per una valutazione accurata della propria posizione è consigliabile rivolgersi al proprio consulente fiscale di fiducia.


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