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18 Nov
18Nov

La valutazione delle rimanenze finali rappresenta uno degli aspetti più delicati del processo di chiusura del bilancio e della determinazione del reddito d’impresa. Una misurazione corretta incide infatti non solo sulla veridicità e trasparenza del bilancio, ma anche sul risultato fiscale. Errori di valutazione possono comportare conseguenze significative: alterazioni del margine operativo, distorsioni nella rappresentazione del capitale circolante, rilievi da parte dell’Amministrazione finanziaria e potenziali sanzioni.

Per questo motivo è essenziale che imprenditori, responsabili amministrativi e professionisti adottino un approccio rigoroso, in linea con i principi civilistici, contabili e fiscali. In questo articolo analizziamo i criteri di valutazione, le principali metodologie ammesse, gli adempimenti pratici e i rischi più frequenti, con l’obiettivo di fornire uno strumento operativo completo per chi si appresta alla chiusura dell’esercizi.

Cosa si intende per rimanenze

Le rimanenze sono beni destinati alla vendita o al ciclo produttivo dell’impresa che risultano ancora presenti in magazzino alla data di chiusura dell’esercizio. Rientrano nella categoria:

  • merci acquistate per la vendita;
  • materie prime, sussidiarie e di consumo;
  • semilavorati e prodotti in corso di lavorazione;
  • prodotti finiti;
  • lavori in corso su ordinazione (con criteri specifici nei contratti pluriennali).

Le rimanenze assumono rilevanza patrimoniale e reddituale: incidono sul valore delle attività correnti e, tramite la variazione rispetto all'esercizio precedente, influenzano il conto economico.

Quadro normativo di riferimento

Per la corretta valutazione delle rimanenze occorre considerare diverse fonti normative:

Codice Civile

L’art. 2426, comma 1, n. 9 stabilisce che le rimanenze devono essere iscritte al minore tra costo e valore di realizzo desumibile dall’andamento del mercato. Il principio del “lower of cost or market” viene quindi recepito anche nel diritto italiano.

OIC 13 – Rimanenze

Il principio contabile nazionale OIC 13 fornisce istruzioni dettagliate su:

  • criteri di determinazione del costo (costo specifico, FIFO, costo medio ponderato);
  • trattamento dei costi indiretti;
  • svalutazioni per obsolescenza;
  • scritture contabili e informativa in nota integrativa.

Normativa fiscale

Gli articoli 92 e 92-bis del TUIR disciplinano la valutazione delle rimanenze ai fini fiscali. Il legislatore consente:

  • l’uso del costo medio ponderato, del FIFO, ma non del LIFO (abrogato civilisticamente e disincentivato fiscalmente);
  • criteri semplificati per determinate categorie di beni;
  • regole specifiche per imprese minori e contribuenti in contabilità semplificata.

Le fasi operative della valutazione delle rimanenze

La corretta valutazione delle rimanenze richiede un processo strutturato, articolato in diverse fasi.

Inventario fisico di fine anno

Il primo passo consiste nel rilevare fisicamente i beni presenti in magazzino.Elementi essenziali:

  • identificazione delle quantità effettivamente presenti;
  • verifica dello stato di conservazione;
  • separazione dei beni obsoleti, danneggiati o non più vendibili;
  • eventuali riconciliazioni tra magazzino gestionale e contabilità.

L’inventario deve essere documentato con moduli riepilogativi firmati dagli addetti e conservati per eventuali controlli.

Determinazione del costo di acquisto o produzione

Il costo dipende dalla tipologia di bene.

Costi di acquisto

Comprendono:

  • prezzo di acquisto;
  • dazi e oneri non recuperabili;
  • trasporti e costi accessori direttamente imputabili.

Sono esclusi:

  • sconti commerciali;
  • resi;
  • costi generali non allocabili.

Costi di produzione

Si applicano ai beni trasformati internamente e includono:

  • materie prime e materiali di consumo;
  • manodopera diretta;
  • costi indiretti di produzione (ammortamenti impianti, energia, manutenzioni, quota di costi generali).

Il principio OIC 13 richiede l’inclusione dei costi indiretti “ragionevolmente imputabili” al ciclo produttivo.

 Metodi di imputazione del costo

Il costo delle rimanenze può essere determinato con uno dei seguenti metodi:

a) Costo specifico

Utilizzato quando i beni sono facilmente identificabili singolarmente (es. beni di elevato valore come macchinari o prodotti unici).

b) FIFO (First In, First Out)

Si assume che i primi beni acquistati siano i primi a uscire, e le rimanenze finali sono valorizzate agli ultimi costi. È un metodo aderente alla realtà operativa ed è ammesso sia civilisticamente sia fiscalmente.

c) Costo medio ponderato

Può essere:

  • a scatti periodici (calcolo periodico del costo medio),
  • continuo (rivalutazione dopo ogni carico).

È il metodo più utilizzato nella prassi aziendale, soprattutto in imprese con grandi volumi.

Confronto tra costo e valore di mercato

Il valore iscritto a bilancio deve essere il minore tra:

  • costo storico (determinato come sopra);
  • valore di realizzo (prezzo di vendita netto dei costi di completamento e commercializzazione).

In caso di:

  • obsolescenza,
  • lentezza di rotazione del magazzino,
  • danneggiamento,
  • diminuzione dei prezzi di mercato,

si procede a una svalutazione del bene.

 Trattamento dei beni obsoleti o invendibili

La gestione corretta dell'obsolescenza è una delle criticità più frequenti.

Identificazione dei beni obsoleti

Sono considerati tali i beni:

  • fuori produzione o fuori mercato;
  • deteriorati o scaduti (nel caso di prodotti alimentari e chimici);
  • appartenenti a lotti con bassa rotazione;
  • oggetto di giacenza anomala rispetto agli anni precedenti.

Criteri di valutazione

Per questi beni occorre determinare:

  • il valore netto di realizzo, spesso molto inferiore al costo storico;
  • il prezzo di vendita realistico;
  • eventuali costi di smaltimento.

Se il valore stimato è pari a zero, il bene va completamente svalutato.

Documentazione della svalutazione

È essenziale raccogliere documenti a supporto, quali:

  • listini aggiornati,
  • prove di invendibilità,
  • perizie interne o esterne,
  • storici di rotazione magazzino,
  • decisioni aziendali sullo smaltimento.

Una corretta documentazione tutela l’impresa in caso di controlli fiscali.


Scritture contabili di fine anno

A fine esercizio vengono rilevate le rimanenze finali con la seguente scrittura:

Rimanenze finali (SP)
  a Variazione rimanenze (CE)

In sede di apertura dell’esercizio successivo, la scrittura viene stornata:

Variazione rimanenze (CE)
  a Rimanenze iniziali (SP)

La variazione positiva o negativa influenza il costo del venduto e dunque il reddito d’esercizio.

 Aspetti fiscali e differenze rispetto al bilancio civilistico

La normativa fiscale può imporre criteri differenti rispetto a quelli civilistici. Alcune differenze significative:

Valutazione al costo

Il TUIR richiede in molti casi la valorizzazione delle rimanenze al costo, senza considerare il valore di mercato, salvo casi di effettiva invendibilità.

Svalutazioni non sempre deducibili

Le svalutazioni civilistiche per obsolescenza non sono automaticamente deducibili. La deducibilità è ammessa solo se adeguatamente documentata e motivata.

Imprese in contabilità semplificata

Per le imprese minori il magazzino è generalmente irrilevante ai fini fiscali: il reddito è determinato secondo il principio di cassa, salvo alcune eccezioni.

Contratti pluriennali

L’art. 92 TUIR disciplina i lavori in corso su ordinazione con criteri specifici (avanzamento lavori o commessa completata).

Consigli pratici per una gestione efficiente del magazzino

Una valutazione corretta delle rimanenze nasce da una gestione del magazzino efficace durante tutto l’anno. Alcuni suggerimenti operativi:

Aggiornamento costante del gestionale

Un sistema ERP aggiornato riduce errori e consente:

  • tracciabilità dei lotti e delle giacenze;
  • analisi della rotazione del magazzino;
  • riconciliazioni rapide con la contabilità.

Procedure periodiche di inventario

Non limitarsi all’inventario di fine anno. Sono consigliati inventari infrannuali per:

  • individuare tempestivamente scostamenti;
  • gestire prodotti lenti o invenduti;
  • programmare gli approvvigionamenti.

Indicazioni sui beni a lento movimento

Implementare indici di rotazione per individuare:

  • prodotti prossimi all'obsolescenza,
  • beni da scontare o dismettere,
  • scorte sovradimensionate.

Collaborazione tra amministrazione e reparti operativi

Una comunicazione più fluida tra area amministrativa, logistica e commerciale riduce le discrepanze e permette di anticipare rischi di invendibilità.

Errori da evitare nella valutazione delle rimanenze

Gli errori più frequenti riscontrati nella pratica professionale includono:

  • assenza di un inventario fisico attendibile;
  • utilizzo di criteri di valutazione non documentati;
  • mancato aggiornamento dei costi di acquisto o produzione;
  • sottovalutazione dei beni obsoleti (con rischio di sovrastimare l’attivo);
  • sopravvalutazione volontaria del magazzino per migliorare artificiosamente il margine;
  • mancata conciliazione tra contabilità e magazzino;
  • mancata applicazione del principio del “minore tra costo e mercato”.

Ogni errore può comportare impatti significativi sul risultato economico e sulla rappresentazione del patrimonio.





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