La valutazione delle rimanenze finali rappresenta uno degli aspetti più delicati del processo di chiusura del bilancio e della determinazione del reddito d’impresa. Una misurazione corretta incide infatti non solo sulla veridicità e trasparenza del bilancio, ma anche sul risultato fiscale. Errori di valutazione possono comportare conseguenze significative: alterazioni del margine operativo, distorsioni nella rappresentazione del capitale circolante, rilievi da parte dell’Amministrazione finanziaria e potenziali sanzioni.
Per questo motivo è essenziale che imprenditori, responsabili amministrativi e professionisti adottino un approccio rigoroso, in linea con i principi civilistici, contabili e fiscali. In questo articolo analizziamo i criteri di valutazione, le principali metodologie ammesse, gli adempimenti pratici e i rischi più frequenti, con l’obiettivo di fornire uno strumento operativo completo per chi si appresta alla chiusura dell’esercizi.
Le rimanenze sono beni destinati alla vendita o al ciclo produttivo dell’impresa che risultano ancora presenti in magazzino alla data di chiusura dell’esercizio. Rientrano nella categoria:
Le rimanenze assumono rilevanza patrimoniale e reddituale: incidono sul valore delle attività correnti e, tramite la variazione rispetto all'esercizio precedente, influenzano il conto economico.
Per la corretta valutazione delle rimanenze occorre considerare diverse fonti normative:
L’art. 2426, comma 1, n. 9 stabilisce che le rimanenze devono essere iscritte al minore tra costo e valore di realizzo desumibile dall’andamento del mercato. Il principio del “lower of cost or market” viene quindi recepito anche nel diritto italiano.
Il principio contabile nazionale OIC 13 fornisce istruzioni dettagliate su:
Gli articoli 92 e 92-bis del TUIR disciplinano la valutazione delle rimanenze ai fini fiscali. Il legislatore consente:
La corretta valutazione delle rimanenze richiede un processo strutturato, articolato in diverse fasi.
Il primo passo consiste nel rilevare fisicamente i beni presenti in magazzino.Elementi essenziali:
L’inventario deve essere documentato con moduli riepilogativi firmati dagli addetti e conservati per eventuali controlli.
Il costo dipende dalla tipologia di bene.
Comprendono:
Sono esclusi:
Si applicano ai beni trasformati internamente e includono:
Il principio OIC 13 richiede l’inclusione dei costi indiretti “ragionevolmente imputabili” al ciclo produttivo.
Il costo delle rimanenze può essere determinato con uno dei seguenti metodi:
Utilizzato quando i beni sono facilmente identificabili singolarmente (es. beni di elevato valore come macchinari o prodotti unici).
Si assume che i primi beni acquistati siano i primi a uscire, e le rimanenze finali sono valorizzate agli ultimi costi. È un metodo aderente alla realtà operativa ed è ammesso sia civilisticamente sia fiscalmente.
Può essere:
È il metodo più utilizzato nella prassi aziendale, soprattutto in imprese con grandi volumi.
Il valore iscritto a bilancio deve essere il minore tra:
In caso di:
si procede a una svalutazione del bene.
La gestione corretta dell'obsolescenza è una delle criticità più frequenti.
Sono considerati tali i beni:
Per questi beni occorre determinare:
Se il valore stimato è pari a zero, il bene va completamente svalutato.
È essenziale raccogliere documenti a supporto, quali:
Una corretta documentazione tutela l’impresa in caso di controlli fiscali.
A fine esercizio vengono rilevate le rimanenze finali con la seguente scrittura:
Rimanenze finali (SP)
a Variazione rimanenze (CE)
In sede di apertura dell’esercizio successivo, la scrittura viene stornata:
Variazione rimanenze (CE)
a Rimanenze iniziali (SP)
La variazione positiva o negativa influenza il costo del venduto e dunque il reddito d’esercizio.
La normativa fiscale può imporre criteri differenti rispetto a quelli civilistici. Alcune differenze significative:
Il TUIR richiede in molti casi la valorizzazione delle rimanenze al costo, senza considerare il valore di mercato, salvo casi di effettiva invendibilità.
Le svalutazioni civilistiche per obsolescenza non sono automaticamente deducibili. La deducibilità è ammessa solo se adeguatamente documentata e motivata.
Per le imprese minori il magazzino è generalmente irrilevante ai fini fiscali: il reddito è determinato secondo il principio di cassa, salvo alcune eccezioni.
L’art. 92 TUIR disciplina i lavori in corso su ordinazione con criteri specifici (avanzamento lavori o commessa completata).
Una valutazione corretta delle rimanenze nasce da una gestione del magazzino efficace durante tutto l’anno. Alcuni suggerimenti operativi:
Un sistema ERP aggiornato riduce errori e consente:
Non limitarsi all’inventario di fine anno. Sono consigliati inventari infrannuali per:
Implementare indici di rotazione per individuare:
Una comunicazione più fluida tra area amministrativa, logistica e commerciale riduce le discrepanze e permette di anticipare rischi di invendibilità.
Gli errori più frequenti riscontrati nella pratica professionale includono:
Ogni errore può comportare impatti significativi sul risultato economico e sulla rappresentazione del patrimonio.