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04 Nov
04Nov

Negli ultimi anni, il regime forfettario è diventato la scelta più popolare tra freelance, professionisti e piccoli imprenditori. Il motivo è semplice: offre una tassazione agevolata e una gestione semplificata rispetto ai regimi ordinari.
Ma la domanda più comune resta sempre la stessa: “quanto si paga davvero di tasse nel forfettario?”

Vediamolo in modo chiaro e aggiornato al 2025.

Cos’è il Regime Forfettario

Il regime forfettario è un regime fiscale agevolato introdotto per semplificare la vita a chi ha una partita IVA individuale e ricavi contenuti.

È riservato a chi non supera determinati limiti di fatturato annuo, fissati oggi a:

  • 85.000 euro per la generalità delle attività;
  • 100.000 euro (limite sperimentale) per la permanenza fino alla fine dell’anno, se il superamento è occasionale e non oltre il 10%.

Oltre a soglie e limiti, il vantaggio principale è nella tassazione ridotta e nella semplificazione contabile: niente IVA, niente studi di settore, niente ritenute d’acconto.

Come si calcolano le tasse nel regime forfettario

Il reddito imponibile nel forfettario non è il fatturato, ma una quota calcolata con un coefficiente di redditività, che varia in base all’attività svolta.

Ecco alcuni esempi:

CategoriaCodice ATECOCoefficiente di redditività
Professionisti (es. consulenti, grafici, formatori)70.22.09, 74.10.2178%
Commercio al dettaglio47.xxx40%
Ristorazione e bar56.xxx40%
Artigiani e servizi alla persona96.xxx67%


L’imposta sostitutiva: 15% o 5%

Una volta determinato il reddito imponibile, su questo si applica l’imposta sostitutiva, che prende il posto di IRPEF, addizionali e IRAP.

Le aliquote sono due:

  • 5% per i primi 5 anni, se si rispettano determinati requisiti (nuova attività, nessuna continuazione di lavoro dipendente, ecc.);
  • 15% dal sesto anno in poi, o da subito se non si rientra nelle condizioni di start-up.

 E i contributi INPS?

Oltre all’imposta sostitutiva, chi opera in forfettario deve versare i contributi previdenziali, che variano in base al tipo di attività:

  • Gestione Separata INPS (per professionisti senza cassa): circa 26,07% del reddito imponibile;
  • Artigiani e commercianti (INPS gestione artigiani/commercianti): contributi fissi minimi di circa 4.515 € annui, più una quota percentuale sul reddito (circa 24%).

Alcune casse professionali (avvocati, ingegneri, medici, ecc.) prevedono regole e aliquote proprie.


Un esempio pratico

Supponiamo un consulente che nel 2025 fattura 40.000 €.

  • Coefficiente di redditività: 78%
  • Reddito imponibile: 40.000 × 78% = 31.200 €
  • Imposta sostitutiva (5%): 1.560 €
  • Contributi INPS (26,07%): 8.135 €

Totale tasse e contributi: circa 9.700 €, pari al 24% del fatturato.


Ma attenzione ai limiti

Il regime forfettario non conviene sempre. Può diventare meno vantaggioso quando:

  • Si superano gli 85.000 € di ricavi (uscita dal regime l’anno successivo);
  • Si hanno spese elevate, poiché non sono deducibili singolarmente;
  • Si percepiscono anche redditi da lavoro dipendente sopra 30.000 €.

Il regime forfettario resta una delle soluzioni fiscali più convenienti per chi avvia o gestisce una piccola attività in autonomia.
Capire quanto si paga di tasse richiede però di valutare caso per caso: tipo di attività, redditività, contributi previdenziali e benefici accessori.

Per chi apre oggi la partita IVA, è fondamentale affidarsi a un commercialista specializzato: un piccolo investimento che può tradursi in un grande risparmio.


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