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05 Nov
05Nov

Molti contribuenti restano sorpresi quando, dopo aver presentato il modello 730, si ritrovano con un debito d’imposta da versare, anche se i redditi percepiti nel corso dell’anno non sono particolarmente elevati. È una situazione molto comune, soprattutto quando si sono avuti più rapporti di lavoro o si sono percepiti redditi da cassa integrazione o disoccupazione.


Un esempio concreto

Immaginiamo una persona che nel corso dell’anno abbia percepito:

  • 4.360 euro da un lavoro presso una scuola dell’infanzia;
  • 3.200 euro di cassa integrazione;
  • 5.400 euro da un successivo impiego presso una scuola primaria.

Il totale dei redditi è di circa 12.960 euro lordi annui. A prima vista può sembrare una cifra modesta, ma al momento del 730 l’Agenzia delle Entrate potrebbe calcolare un debito d’imposta di circa 1.600 euro.

Come mai?

Il motivo: le ritenute non comunicano tra loro

Ogni datore di lavoro (e l’INPS per la cassa integrazione) agisce come sostituto d’imposta. Ciò significa che ognuno di essi:

  • applica le ritenute IRPEF in base al solo reddito corrisposto,
  • riconosce le detrazioni per lavoro dipendente come se fosse l’unico datore di lavoro dell’anno.

Quando si presentano più Certificazioni Uniche (CU) nel modello 730, questi redditi vengono sommati. Di conseguenza:

  • si ricalcolano le imposte totali dovute sul reddito complessivo;
  • si rideterminano le detrazioni, che diventano inferiori a quelle calcolate dai singoli datori;
  • il risultato è un conguaglio a debito, ovvero la necessità di restituire parte delle imposte non trattenute.


Non è un errore, ma un ricalcolo

Il debito che emerge dal 730 non è un errore del datore di lavoro o del CAF: è un normale effetto del ricalcolo complessivo delle imposte. Il sistema fiscale italiano prevede infatti che le tasse vengano calcolate sul reddito totale annuo, non sui singoli rapporti di lavoro considerati separatamente.

Come verificare e prevenire il debito

Per capire da dove deriva il debito, basta consultare il prospetto di liquidazione (modello 730-3), dove sono indicati:

  • i redditi imponibili complessivi,
  • le imposte lorde e nette,
  • le detrazioni applicate,
  • e l’importo a debito o a credito.

Per evitare spiacevoli sorprese negli anni successivi, è possibile:

  • comunicare al secondo datore di lavoro di applicare un’aliquota più alta (“richiesta di conguaglio con aliquota media”);
  • o, se si sa che si avranno più rapporti di lavoro, mettere da parte una parte delle somme ricevute, sapendo che al 730 arriverà un conguaglio.


In sintesi

Avere più CU nello stesso anno non è un problema, ma comporta quasi sempre un ricalcolo a debito. Questo avviene perché il sistema fiscale “vede” solo alla fine del processo quanto si è realmente guadagnato, e corregge eventuali differenze di imposta pagata durante l’anno.


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