Il passaggio dal lavoro dipendente all’attività autonoma con apertura della Partita IVA è un momento che richiede attenzione, pianificazione e consapevolezza. Le differenze non riguardano solo l’aspetto organizzativo del lavoro, ma incidono profondamente sul regime fiscale applicabile, sul funzionamento dell’IVA, sugli adempimenti burocratici periodici e sulla gestione dei contributi previdenziali.
In questo articolo analizziamo nel dettaglio cosa comporta questa transizione, quali sono i principali cambiamenti per il professionista o l’imprenditore e come gestire al meglio la nuova posizione fiscale e contributiva.
Nel lavoro dipendente l’imposizione fiscale e la contribuzione previdenziale sono gestite direttamente dal datore di lavoro, che funge da sostituto d’imposta. Il dipendente percepisce una retribuzione netta già al netto di IRPEF, addizionali e contributi INPS a suo carico.Nel lavoro autonomo, invece:
- il professionista diventa soggetto passivo d’imposta, responsabile del calcolo e del versamento di tributi e contributi;
- non esiste un reddito da busta paga ma un reddito professionale determinato secondo regole fiscali specifiche;
- gli adempimenti fiscali e previdenziali richiedono una gestione periodica e più complessa.
Questa trasformazione comporta un radicale cambio di prospettiva: la fiscalità non è più un elemento “subìto” e gestito dall’azienda, ma un ambito in cui il professionista deve assumere un ruolo attivo.
Apertura della Partita IVA: cosa implica
Prima di analizzare le differenze fiscali e contributive, è utile ricordare cosa comporta l’apertura di una Partita IVA.
Scelta del codice ATECO
Il professionista deve identificare l’attività prevalente da svolgere. La scelta del codice ATECO ha effetti su:
- possibilità di accesso al regime forfettario;
- aliquote contributive;
- obblighi normativi specifici.
Scelta del regime fiscale
Solitamente le opzioni sono:
- Regime forfettario: tassazione agevolata, contabilità semplificata, imposta sostitutiva.
- Regime ordinario: IRPEF a scaglioni, registri IVA, adempimenti più complessi.
Iscrizione all’ente previdenziale competente
Il professionista dovrà iscriversi a:
- Gestione Separata INPS (per la maggior parte dei professionisti senza cassa);
- Casse professionali autonome (avvocati, ingegneri, commercialisti, medici, ecc.);
- INPS artigiani/commercianti (per attività d’impresa).
Il tipo di gestione incide molto sull’importo dei contributi dovuti.
Fiscalità nel lavoro dipendente
Prima di esaminare i cambiamenti, sintetizziamo il funzionamento della fiscalità per chi è inquadrato come dipendente.
Tassazione IRPEF
Il dipendente è tassato con il sistema IRPEF progressivo per scaglioni. Le imposte sono trattenute mensilmente in busta paga dal datore di lavoro, che effettua il versamento allo Stato.
Addizionali regionali e comunali
Anche queste imposte sono trattenute direttamente dal datore di lavoro.
Contributi previdenziali
I contributi sono a carico:
- del datore di lavoro (quota maggiore),
- del dipendente (quota minore).
La quota dipendente è già trattenuta in busta paga.
Dichiarazione dei redditi
Il lavoratore dipendente non è obbligato a presentare la dichiarazione dei redditi, salvo casi particolari.In sintesi, il dipendente non si occupa direttamente di imposte e contributi: tutto è gestito dall’azienda.
Fiscalità con Partita IVA: cosa cambia
Con la Partita IVA, il professionista deve gestire autonomamente la propria posizione fiscale.
IRPEF o imposta sostitutiva
A seconda del regime fiscale scelto, la tassazione segue regole differenti.
Regime forfettario
Nel regime forfettario:
- non si applica IVA;
- non si deducono costi reali, ma si utilizza un coefficiente di redditività per calcolare il reddito imponibile;
- si applica un’imposta sostitutiva pari al 15%, ridotta al 5% per i primi 5 anni in presenza dei requisiti.
Questo regime è molto vantaggioso per chi ha costi contenuti e ricavi non elevati.
Regime ordinario
Nel regime ordinario:
- si applica l’IRPEF a scaglioni (come nel lavoro dipendente);
- si deducono i costi inerenti all’attività;
- si applica l’IVA sulle fatture emesse;
- si possono dedurre le spese sanitarie, gli interessi sul mutuo e altre detrazioni tipiche del quadro IRPEF.
Il regime ordinario è più complesso ma consente una gestione personalizzabile del reddito imponibile.
IVA: un nuovo elemento da gestire
Il lavoratore dipendente non ha nulla a che vedere con l’IVA; al contrario, il professionista in regime ordinario deve:
- addebitare l’IVA in fattura;
- detrarre l’IVA sugli acquisti;
- effettuare liquidazioni periodiche;
- presentare la dichiarazione IVA annuale.
Il regime forfettario esclude completamente la gestione IVA.
Deduzioni e detrazioni fiscali
Il dipendente beneficia delle detrazioni per lavoro dipendente.
Il lavoratore autonomo:
- non beneficia delle detrazioni lavoro dipendente;
- deduce i costi professionali (solo nel regime ordinario);
- mantiene le detrazioni IRPEF personali (familiari a carico, spese sanitarie, assicurazioni, ecc.).
Ritenuta d’acconto
Il professionista iscritto alla Gestione Separata INPS e con regime ordinario è generalmente soggetto alla ritenuta d’acconto del 20%.
Nel regime forfettario, invece, non si applica ritenuta d’acconto.
Contributi previdenziali: dal dipendente al professionista
Questo è uno dei punti di maggiore impatto nella transizione.
Dipendente: contribuzione automatica
Il dipendente versa contributi previdenziali alla Gestione Lavoratori Dipendenti dell’INPS. La quota più rilevante è a carico dell’azienda, mentre il lavoratore sostiene una quota ridotta e già trattenuta nella busta paga. Non deve compilare moduli né effettuare versamenti.
Professionista: contribuzione autonoma
Con la Partita IVA, il professionista deve versare personalmente i propri contributi.
Professionisti senza cassa – Gestione Separata INPS
La contribuzione è calcolata come percentuale sul reddito imponibile.
Non esistono contributi fissi: si paga solo in base al reddito.
Professionisti con cassa previdenziale
Ogni cassa ha regole proprie, ma generalmente prevede:
- contributi minimi obbligatori;
- contributi integrativi (solitamente 4%) da addebitare in fattura;
- conguagli annuali.
Artigiani e commercianti – INPS artigiani/commercianti
Questi soggetti pagano:
- contributi fissi obbligatori, indipendenti dal reddito (circa 4.000 € annui);
- contributi eccedenti da calcolare sul reddito effettivo quando supera una soglia prestabilita.
Si tratta della forma contributiva più onerosa per chi avvia una piccola attività.
Adempimenti burocratici: un cambio di responsabilità
Il dipendente non ha quasi nessun adempimento.
Il professionista deve invece gestire:
- emissione delle fatture elettroniche;
- conservazione sostitutiva dei documenti;
- liquidazioni IVA (se in ordinario);
- comunicazioni e dichiarazioni periodiche;
- gestione dei contributi tramite F24;
- eventuali studi di settore/ISA.
Il carico burocratico e amministrativo aumenta in modo significativo.
Costi da sostenere
Nel lavoro dipendente i costi di gestione del rapporto sono quasi inesistenti.
Con la Partita IVA invece bisogna considerare:
- onorario del commercialista;
- software di fatturazione elettronica e firma digitale;
- assicurazione professionale (obbligatoria per alcune attività);
- costi di gestione dell’attività (affitto, attrezzature, marketing, ecc.).
Questi elementi incidono sul reddito netto reale.
Vantaggi e svantaggi del passaggio alla Partita IVA
Vantaggi
- Maggiore autonomia nella gestione del lavoro.
- Possibilità di dedurre i costi e ottimizzare la fiscalità (in ordinario).
- Opportunità di aderire al forfettario e beneficiare dell’imposta sostitutiva.
- Possibilità di collaborare con più clienti e aumentare il volume d’affari.
- Flessibilità operativa.
Svantaggi
- Maggiore responsabilità fiscale e contributiva.
- Mancanza di tutele tipiche del lavoro dipendente (malattia, ferie retribuite, TFR).
- Rischio economico maggiore.
- Contributi spesso più onerosi rispetto al lavoratore dipendente.
- Adempimenti burocratici più complessi.
Il passaggio misto: dipendente + Partita IVA
È possibile mantenere il lavoro dipendente e aprire contemporaneamente una Partita IVA.
In questo caso occorre verificare:
- eventuali clausole di non concorrenza nel contratto;
- compatibilità dell’attività autonoma con quella dipendente;
- impossibilità di usufruire di alcune agevolazioni (es. contributi minimi ridotti INPS per commercianti/artigiani);
- adeguato coordinamento fiscale tra i due redditi.
Il reddito da lavoro dipendente e quello da Partita IVA si sommano per determinare l’IRPEF complessiva.
Consigli pratici per chi vuole aprire Partita IVA
- Valutare bene il regime fiscale: il forfettario non è sempre la soluzione migliore.
- Analizzare la forma previdenziale applicabile: i contributi incidono fortemente sul netto finale.
- Pianificare i costi: il passaggio comporta investimenti iniziali.
- Affidarsi a un commercialista: una gestione corretta evita sanzioni e consente un risparmio fiscale.
- Calcolare il netto reale: non tutto ciò che si fattura è guadagno.