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16 Nov
16Nov

Il passaggio dal lavoro dipendente all’attività autonoma con apertura della Partita IVA è un momento che richiede attenzione, pianificazione e consapevolezza. Le differenze non riguardano solo l’aspetto organizzativo del lavoro, ma incidono profondamente sul regime fiscale applicabile, sul funzionamento dell’IVA, sugli adempimenti burocratici periodici e sulla gestione dei contributi previdenziali.
In questo articolo analizziamo nel dettaglio cosa comporta questa transizione, quali sono i principali cambiamenti per il professionista o l’imprenditore e come gestire al meglio la nuova posizione fiscale e contributiva.

Nel lavoro dipendente l’imposizione fiscale e la contribuzione previdenziale sono gestite direttamente dal datore di lavoro, che funge da sostituto d’imposta. Il dipendente percepisce una retribuzione netta già al netto di IRPEF, addizionali e contributi INPS a suo carico.Nel lavoro autonomo, invece:

  • il professionista diventa soggetto passivo d’imposta, responsabile del calcolo e del versamento di tributi e contributi;
  • non esiste un reddito da busta paga ma un reddito professionale determinato secondo regole fiscali specifiche;
  • gli adempimenti fiscali e previdenziali richiedono una gestione periodica e più complessa.

Questa trasformazione comporta un radicale cambio di prospettiva: la fiscalità non è più un elemento “subìto” e gestito dall’azienda, ma un ambito in cui il professionista deve assumere un ruolo attivo.

Apertura della Partita IVA: cosa implica

Prima di analizzare le differenze fiscali e contributive, è utile ricordare cosa comporta l’apertura di una Partita IVA.

Scelta del codice ATECO

Il professionista deve identificare l’attività prevalente da svolgere. La scelta del codice ATECO ha effetti su:

  • possibilità di accesso al regime forfettario;
  • aliquote contributive;
  • obblighi normativi specifici.

Scelta del regime fiscale

Solitamente le opzioni sono:

  • Regime forfettario: tassazione agevolata, contabilità semplificata, imposta sostitutiva.
  • Regime ordinario: IRPEF a scaglioni, registri IVA, adempimenti più complessi.

 Iscrizione all’ente previdenziale competente

Il professionista dovrà iscriversi a:

  • Gestione Separata INPS (per la maggior parte dei professionisti senza cassa);
  • Casse professionali autonome (avvocati, ingegneri, commercialisti, medici, ecc.);
  • INPS artigiani/commercianti (per attività d’impresa).

Il tipo di gestione incide molto sull’importo dei contributi dovuti.

Fiscalità nel lavoro dipendente

Prima di esaminare i cambiamenti, sintetizziamo il funzionamento della fiscalità per chi è inquadrato come dipendente.

Tassazione IRPEF

Il dipendente è tassato con il sistema IRPEF progressivo per scaglioni. Le imposte sono trattenute mensilmente in busta paga dal datore di lavoro, che effettua il versamento allo Stato.

Addizionali regionali e comunali

Anche queste imposte sono trattenute direttamente dal datore di lavoro.

Contributi previdenziali

I contributi sono a carico:

  • del datore di lavoro (quota maggiore),
  • del dipendente (quota minore).

La quota dipendente è già trattenuta in busta paga.

Dichiarazione dei redditi

Il lavoratore dipendente non è obbligato a presentare la dichiarazione dei redditi, salvo casi particolari.In sintesi, il dipendente non si occupa direttamente di imposte e contributi: tutto è gestito dall’azienda.

Fiscalità con Partita IVA: cosa cambia

Con la Partita IVA, il professionista deve gestire autonomamente la propria posizione fiscale.

IRPEF o imposta sostitutiva

A seconda del regime fiscale scelto, la tassazione segue regole differenti.

Regime forfettario

Nel regime forfettario:

  • non si applica IVA;
  • non si deducono costi reali, ma si utilizza un coefficiente di redditività per calcolare il reddito imponibile;
  • si applica un’imposta sostitutiva pari al 15%, ridotta al 5% per i primi 5 anni in presenza dei requisiti.

Questo regime è molto vantaggioso per chi ha costi contenuti e ricavi non elevati.

Regime ordinario

Nel regime ordinario:

  • si applica l’IRPEF a scaglioni (come nel lavoro dipendente);
  • si deducono i costi inerenti all’attività;
  • si applica l’IVA sulle fatture emesse;
  • si possono dedurre le spese sanitarie, gli interessi sul mutuo e altre detrazioni tipiche del quadro IRPEF.

Il regime ordinario è più complesso ma consente una gestione personalizzabile del reddito imponibile.

IVA: un nuovo elemento da gestire

Il lavoratore dipendente non ha nulla a che vedere con l’IVA; al contrario, il professionista in regime ordinario deve:

  • addebitare l’IVA in fattura;
  • detrarre l’IVA sugli acquisti;
  • effettuare liquidazioni periodiche;
  • presentare la dichiarazione IVA annuale.

Il regime forfettario esclude completamente la gestione IVA.

Deduzioni e detrazioni fiscali

Il dipendente beneficia delle detrazioni per lavoro dipendente.

Il lavoratore autonomo:

  • non beneficia delle detrazioni lavoro dipendente;
  • deduce i costi professionali (solo nel regime ordinario);
  • mantiene le detrazioni IRPEF personali (familiari a carico, spese sanitarie, assicurazioni, ecc.).

Ritenuta d’acconto

Il professionista iscritto alla Gestione Separata INPS e con regime ordinario è generalmente soggetto alla ritenuta d’acconto del 20%.

Nel regime forfettario, invece, non si applica ritenuta d’acconto.

Contributi previdenziali: dal dipendente al professionista

Questo è uno dei punti di maggiore impatto nella transizione.

Dipendente: contribuzione automatica

Il dipendente versa contributi previdenziali alla Gestione Lavoratori Dipendenti dell’INPS. La quota più rilevante è a carico dell’azienda, mentre il lavoratore sostiene una quota ridotta e già trattenuta nella busta paga. Non deve compilare moduli né effettuare versamenti.

Professionista: contribuzione autonoma

Con la Partita IVA, il professionista deve versare personalmente i propri contributi.

Professionisti senza cassa – Gestione Separata INPS

La contribuzione è calcolata come percentuale sul reddito imponibile.

Non esistono contributi fissi: si paga solo in base al reddito.

Professionisti con cassa previdenziale

Ogni cassa ha regole proprie, ma generalmente prevede:

  • contributi minimi obbligatori;
  • contributi integrativi (solitamente 4%) da addebitare in fattura;
  • conguagli annuali.

Artigiani e commercianti – INPS artigiani/commercianti

Questi soggetti pagano:

  • contributi fissi obbligatori, indipendenti dal reddito (circa 4.000 € annui);
  • contributi eccedenti da calcolare sul reddito effettivo quando supera una soglia prestabilita.

Si tratta della forma contributiva più onerosa per chi avvia una piccola attività.

Adempimenti burocratici: un cambio di responsabilità

Il dipendente non ha quasi nessun adempimento.

Il professionista deve invece gestire:

  • emissione delle fatture elettroniche;
  • conservazione sostitutiva dei documenti;
  • liquidazioni IVA (se in ordinario);
  • comunicazioni e dichiarazioni periodiche;
  • gestione dei contributi tramite F24;
  • eventuali studi di settore/ISA.

Il carico burocratico e amministrativo aumenta in modo significativo.

Costi da sostenere

Nel lavoro dipendente i costi di gestione del rapporto sono quasi inesistenti.

Con la Partita IVA invece bisogna considerare:

  • onorario del commercialista;
  • software di fatturazione elettronica e firma digitale;
  • assicurazione professionale (obbligatoria per alcune attività);
  • costi di gestione dell’attività (affitto, attrezzature, marketing, ecc.).

Questi elementi incidono sul reddito netto reale.

Vantaggi e svantaggi del passaggio alla Partita IVA

Vantaggi

  • Maggiore autonomia nella gestione del lavoro.
  • Possibilità di dedurre i costi e ottimizzare la fiscalità (in ordinario).
  • Opportunità di aderire al forfettario e beneficiare dell’imposta sostitutiva.
  • Possibilità di collaborare con più clienti e aumentare il volume d’affari.
  • Flessibilità operativa.

Svantaggi

  • Maggiore responsabilità fiscale e contributiva.
  • Mancanza di tutele tipiche del lavoro dipendente (malattia, ferie retribuite, TFR).
  • Rischio economico maggiore.
  • Contributi spesso più onerosi rispetto al lavoratore dipendente.
  • Adempimenti burocratici più complessi.

Il passaggio misto: dipendente + Partita IVA

È possibile mantenere il lavoro dipendente e aprire contemporaneamente una Partita IVA.

In questo caso occorre verificare:

  • eventuali clausole di non concorrenza nel contratto;
  • compatibilità dell’attività autonoma con quella dipendente;
  • impossibilità di usufruire di alcune agevolazioni (es. contributi minimi ridotti INPS per commercianti/artigiani);
  • adeguato coordinamento fiscale tra i due redditi.

Il reddito da lavoro dipendente e quello da Partita IVA si sommano per determinare l’IRPEF complessiva.

Consigli pratici per chi vuole aprire Partita IVA

  1. Valutare bene il regime fiscale: il forfettario non è sempre la soluzione migliore.
  2. Analizzare la forma previdenziale applicabile: i contributi incidono fortemente sul netto finale.
  3. Pianificare i costi: il passaggio comporta investimenti iniziali.
  4. Affidarsi a un commercialista: una gestione corretta evita sanzioni e consente un risparmio fiscale.
  5. Calcolare il netto reale: non tutto ciò che si fattura è guadagno.
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