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23 Dec
23Dec

L’Agenzia delle Entrate è tornata a intervenire sul tema del concordato preventivo biennale (CPB), fornendo importanti chiarimenti in merito agli errori di compilazione del modello e alle conseguenze che possono derivarne. Con la FAQ n. 5 del 15 dicembre 2025, l’Amministrazione finanziaria ha affrontato il caso di un contribuente che ha indicato un reddito errato – e più elevato del dovuto – nel rigo P04 del modello CPB, con effetti diretti anche sull’importo di reddito proposto e poi accettato.La questione è particolarmente rilevante perché incide su un istituto che si fonda sulla correttezza dei dati dichiarati e che, in presenza di scostamenti rilevanti, può condurre alla decadenza dal concordato.

L’errore nel reddito rilevante ai fini del CPB

Il caso esaminato riguarda un contribuente che, in fase di compilazione del modello CPB, ha indicato nel rigo P04 (Reddito rilevante ai fini del CPB) un importo significativamente superiore a quello corretto. Questo errore ha determinato un valore più elevato anche del reddito concordato, successivamente accettato.Il dubbio interpretativo riguarda la possibilità di correggere l’errore attraverso una dichiarazione integrativa e, soprattutto, le conseguenze che tale correzione può avere sul mantenimento del concordato.

Dichiarazione integrativa: quando e come presentarla

Secondo quanto chiarito dall’Agenzia delle Entrate, il contribuente che ha aderito al CPB può presentare una dichiarazione integrativa per sanare errori o omissioni. Tuttavia, la dichiarazione integrativa deve essere completa e includere:

  • il modello ISA;
  • il quadro P del modello CPB, con i dati corretti.

Questo vale sia nel caso in cui gli errori incidano sulla determinazione del reddito o del valore della produzione netta concordati, sia quando tali dati non risultino influenzati dalla correzione.

Effetti della dichiarazione integrativa presentata oltre i termini di adesione

Un punto centrale riguarda la tempistica. Se la dichiarazione integrativa viene presentata oltre i termini previsti per l’adesione al CPB, e contiene modifiche che incidono sui valori rilevanti ai fini del concordato, si rende necessario un ricalcolo della proposta di CPB, ma esclusivamente per verificare l’eventuale decadenza, ai sensi dell’articolo 22, comma 1, lettera b), del D.Lgs. n. 13/2024.Come già chiarito dalla circolare n. 18/E del 17 settembre 2024, le integrazioni o modifiche assumono rilevanza ai fini della decadenza solo se determinano un minor reddito o valore della produzione netta superiore al 30% rispetto a quanto concordato.

I due possibili scenari

L’Agenzia individua due situazioni alternative:

  1. Variazione rilevante oltre il 30%
    Se la dichiarazione integrativa comporta una modifica del reddito o del valore della produzione netta oggetto del concordato superiore al 30%, si verifica la decadenza dal CPB. In tal caso, trova applicazione il comma 3-bis dell’articolo 22 del decreto CPB, secondo cui restano comunque dovute le imposte e i contributi calcolati sul reddito concordato, se più elevati rispetto a quelli effettivamente conseguiti.
  2. Variazione non rilevante ai fini della decadenza
    Se, invece, la modifica non incide sui valori rilevanti ai fini del CPB, oppure incide ma entro la soglia del 30%, non si produce alcun effetto sugli importi concordati e accettati. Il concordato resta quindi valido alle condizioni originarie.

Campagna dichiarativa 2025: il caso del modello CPB autonomo

Con riferimento alla campagna dichiarativa 2025, l’Agenzia ha fornito ulteriori precisazioni per i contribuenti che hanno aderito al CPB 2025/2026 inviando il modello CPB in modalità autonoma, unitamente al frontespizio di Redditi 2025.Anche in questo caso, qualora si renda necessaria una dichiarazione integrativa – sia per errori incidenti, sia per errori non incidenti sul reddito concordato – sarà indispensabile acquisire tutti i dati aggiornati per consentire il ricalcolo della proposta e la verifica di eventuali ipotesi di decadenza.

Di conseguenza, il contribuente dovrà presentare una dichiarazione integrativa completa di tutti i quadri, compreso il modello CPB, riportando sia i dati corretti sia quelli già indicati nella dichiarazione originaria che non necessitano di modifiche.

Conclusioni

I chiarimenti forniti dall’Agenzia delle Entrate confermano che la correzione degli errori nel modello CPB è possibile, ma deve essere gestita con estrema attenzione. La presentazione di una dichiarazione integrativa non è neutra: può comportare, in presenza di variazioni rilevanti, la decadenza dal concordato, con effetti economici tutt’altro che trascurabili.Diventa quindi fondamentale verificare con precisione i dati inseriti nel modello CPB e valutare attentamente l’impatto di eventuali correzioni, anche con il supporto di un professionista, prima di procedere all’invio di una dichiarazione integrativa.
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